Il Premier Conte ha focalizzato che ha poco tempo a disposizione, per affrontare la crisi economica, determinata dal coronavirus. In un’Europa sorda alla solidarietà. Le immagini del Pronto Soccorso di Bergamo vuoto, dopo circa 45 giorni di girone infernale, sembra un paradiso. Tutto a posto, disinfettato, letti ordinati, attrezzature ripulite e poggiate vicino alle pareti dove non c’è più, un paziente, con la speranza di farcela, e tante infermiere, pronte ad aiutarlo. Scene che abbiamo tutti sognato e che ora sono realtà. Il Presidente del Consiglio, in una intervista alla Sueddeutsche Zeitung ha attaccato la Germania, con l’intento di scuotere l’Unione Europea. “Molti Paesi europei – ha affermato il Premier – hanno pensato solo ai loro vantaggi. La Germania, ha un bilancio commerciale superiore a quanto prevedono le regole dell’Unione. E con questo surplus non opera, come locomotiva, bensì da freno per l’Unione Europea. Il Mes – ha proseguito Conte – ha una brutta fama e ne sanno qualcosa i greci, che nell’ultima crisi finanziaria, sono stati chiesti sacrifici inaccettabili per ottenere crediti. Per una risposta alla crisi, generata dal Covid 19 ,servono titoli comuni UE, gli eurobond, ed è indiscutibile che l’Italia li chieda con forza, visto che è stata abbandonata sola, davanti ad una crisi orribile, pari o peggiore a quella che si è concretizzata, dopo l’ultimo conflitto mondiale”. Non c’è dubbio che c’è più di una ragione per rimuovere ostacoli incomprensibili: se c’è un’Unione di Stati che, non possono tirarsi indietro, si muovano, senza mettere in crisi l’impianto dell’UE così com’è e aprire un’autostrada, al ritorno dei nazionalismi che avrebbero, più di una ragione, nel mantenere un “castello” che sopravvive solo per una moneta unica. Tra questa settimana e parte della prossima, l’Unione Europa, deve dimostrare che c’è e che non è quella che in tanti cominciano a temere: un’insieme di Stati, che non hanno nulla in comune, se non la cura di interessi molto discutibili, tipo quelli dell’Olanda, che attira le amministrazioni di industrie molto importanti, togliendole ad altri Stati della stessa Unione. Una strategia che poggia il successo con basse tassazioni, ma danneggiando gli altri Paesi nell’UE. Il Covid 19 sta mettendo in evidenza i tanti guasti esistenti, noti anche prima della grande crisi che ha travolto i bilanci di quasi tutti gli Stati membri, sopportati, o per quieto vivere o per trascuratezza, ritenendo alcuni comportamenti sopportabili non si capisce in cambio di che. La storia dell’Unione Europea, questa è la verità – si scrive in questi giorni e se la nuova presidente, von der Leyen, sarà all’altezza, dovrà trovare la strada per “risarcire” i danneggiati e far approvare regole nuove. Il futuro dell’Unione si gioca in una manciata di giorni: nessuno può pensare che non sia accaduto nulla. I problemi messi a nudo non riguardano solo la solidarietà ma anche, altri valori indispensabili, per un futuro caratterizzato da sviluppo e investimenti in grado di competere, nel tempo, con i colossi Cina e Stati Uniti senza continuare a negare che la Russia, fino agli Urali, è Europa a pieno titolo e che le sanzioni imposte non hanno più ragion d’essere. E’ tempo che la politica cambi e getti al macero modelli politici ch andavano bene fino agli anni ’80 ma che oggi sono solo da smerciare a chi tratta i ferri vecchi.