La ” guerriglia” tra regioni, per ricevere o rifiutare nuovi arrivi, turisti italiani o stranieri, non ha senso e dimostra una profonda immaturità nell’amministrare la cosa pubblica. Addirittura c’è stato, qualche presidente di Regione, che ha avanzato la richiesta di un ” passaporto sanitario” che non esiste e sarebbe in violazione della Costituzione. Ogni cittadino è libero di circolare sul territorio nazionale e, nessuno lo può impedire, meno se ci sono ragioni di ordine pubblico o di calamità naturali. L’assurdo è che mentre la Calabria apre le porte al turismo, per favorire le attività del settore, la Sicilia nicchia e la Sardegna indica i lombardi non graditi, per via dell’infezione da Covid -19. Questi atteggiamenti mostrano con chiarezza che, i presidenti delle regioni, non hanno compreso quali compiti sono stati delegati e quali devono restare allo Stato. L’infezione da Coronavirus lo ha dimostrato senza tema di errore. Ci sono regioni che hanno ridotto la sanità, con tagli a ripetizione, all’ultimo posto dei problemi, mentre dovrebbe essere al primo. Quante regioni, davanti a determinate malattie, hanno preferito non attrezzarsi, per far fronte alla situazione e inviando in altri ospedali attrezzati, prevalentemente nel Nord, i loro malati, senza preoccuparsi dei disagi del malato e famiglie. Ed ancora, quanti ospedali anche nel Nord, non hanno considerato in base al numero dei posti letto e, reparti di alta specializzazione, la capacità ricettiva della Terapia Intensiva necessaria per far fronte alle esigenze, non solo dei residenti, ma anche dei pazienti giunti da lontano per tentare di riguadagnare la salute. No, l’esperienza dell’infezione del coronavirus, non deve convincere nessuno: la sanità è compito dello Stato e sarà il governo, a proporre al Parlamento, il nuovo modello in grado di affrontare qualsiasi situazione si dovesse verificare. Non è più pensabile che un direttore generale agisca, nel suo ambito, come se fosse slegato da una realtà nazionale, invece di essere strettamente connesso. In Italia si è radicata la mentalità che l’autonomia, non solo per la sanità ma anche per i problemi di Comuni e Regioni, sia la soluzione a tutti i problemi. Non è così e non si può mancare di cambiare strategia. Tocca al governo, all’attuale maggioranza e al Parlamento, mettere mano non solo a come riorganizzare la sanità ma anche il modo di far funzionare molto meglio la pubblica amministrazione, eliminando una sere di passaggi inutili che concedono, poteri di interdizione a troppi e bloccano gli investimenti, utilissimi specialmente se si tratta di risorse private. Questo è uno degli interventi per ridare ossigeno all’occupazione ed alle attività produttive. Fermarsi a dotte relazioni, con i punti e le virgole al giusto posto, fa parte della cultura che ognuno sa in base ai compiti che svolge. E’ urgentissimo far circolare il denaro ed è oltremodo urgente che l’Unione Europea si renda conto di una realtà ben conosciuta. Lo stanziamento concesso, sotto varie forme all’Italia è sufficiente per rilanciare il Paese alla condizione che le erogazioni non avvengano in autunno o alla fine dell’anno. La situazione sarebbe molto più grave di quella esaminata oggi.