Il pm di Roma, Luca Palamara, è stato espulso dall’Associazione nazionale Magistrati. La motivazione è durissima ed è la prima volta che un ex presidente dell’Anm viene espulso. Ecco cosa dice il testo della decisione:” … Ha commesso gravi e reiterate violazioni del codice etico: è per questo che l’Anm ha decretato l’espulsione del pm, indagato a Perugia, per corruzione”. Non poteva che finire così anche se Palamara ha protestato: “Non farò il capro espiatorio. Non ho avuto diritto alla parola. Non mi sottrarrò alle responsabilità politiche ma non ho agito da solo”. Palamara, ha cercato di presentare una memoria che avrebbe voluto presentare, al Comitato direttivo centrale dell’associazione, ma gli è stato impedito. E Pomiz ha dichiarato:” In magistratura c’è una gigantesca questione morale”. Il bubbone della magistratura, specialmente dopo la strigliata del Presidente della Repubblica, Mattarella, sta per esplodere e se quello che si dice, non solo nei corridoi del ministero per la Giustizia, ma anche nelle sedi dei partiti, è meglio prepararsi a non meravigliarsi di nulla. La divisione in correnti dei magistrati è stato l’inizio della fine per non parlare della corruzione, in cambio i sentenze aggiustate, per mettere ko uomini politici e favorirne altri, per ottenere carriere personali o di altri amici magistrati. E non sono mancati nemmeno casi, questo lo sapremo con certezza, di veri e propri episodi di corruzione: denaro o altre utilità in cambio di sentenze ” aggiustate”. La riforma della magistratura, non è la sola cosa che deve ottenere il ministro Bonafede: il quale non può che fare piazza pulita, in uno dei capisaldi del vivere civile, come la magistratura, nella quale gli italiani non credono più da tempo. Risalire questa china non sarà facile, ci vorranno anni ma soprattutto dovranno dimettersi, quanti direttamente o indirettamente, hanno favorito la decadenza di un punto di riferimento sostanziale: ” La legge è uguale per tutti”. Non c’è luogo in cui si parli di magistratura per non ascoltare:” Avere ragione non conta. Bisogna che la causa finisca nelle mani di tizio e caio e si nomini, per la difesa, l’avocato sempronio, dopo di che i giochi sono fatti”. Palamara potrebbe non avere interesse di vuotare il sacco, ma se decidesse di farlo, vedremo rotolare per terra molte teste, oggi in posizioni molto importanti.