In casa del Pd si parla nuovamente della leadership che non può rimanere a Zingaretti. Ad aprire un capitolo così importante è stato, su Repubblica, il sindaco di Bergamo; Giorgio Gori, il quale è tornato a chiedere il congresso del partito per inaugurare una nuova politica che non può essere quella dell’attuale segretario. Le reazioni, alla proposta, sono state immediate e di peso. A favore di Zingaretti: Marcuci, Bettini, Rossi, Mancini e Orlando. Ma Gori ha insistito:” Serve un cambio di marcia molto deciso. Non si può più procedere con piccoli accordi, peraltro insussistenti, con il M5S e i ministri chiave non sono possono che essere dati al Pd. Attendere l’autunno potrebbe essere troppo tardi per salvare il Paese da questa fase così difficile. Serve all’Italia un Partito democratico molto deciso. Basta aver ascoltato, con attenzione, quello che ha affermato il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, al quale va dato atto che ha evidenziato che il crollo che potremmo può variare dal 9 al 13% con una perdita di posti di lavoro tra un milione e un milione e 200 mila. Inoltre – il sindaco di Bergamo – ha insistito sull’urgenza di accelerare le riforme di cui il Paese ha bisogno. I sussidi – ha sottolineato – non bastano e non sono la soluzione migliore. Dobbiamo tornare a crescere almeno dell’ 1,5% o saremo travolti da quello che accadrà. Inoltre – ha concluso Gori – come partito di sinistra il nostro dovere, una volta al governo – è fare non annunciare. La verità è che l’accordo con il Movimento 5 Stelle ha spostato, il nostro baricentro che è sempre stato, in posizione diversa da quello attuale”. L’analisi del sindaco di Bergamo, non troverà accoglienza a Roma, dove la strada scelta è stata quella del governo, nonostante le tante perplessità più volte espresse dal segretario Zingaretti. Ma la situazione che si è determinata è quella che viene esaminata, non solo dagli esperti italiani ma anche europei. Sostanzialmente l’Italia è ferma, colpa del solo Covid – 19 o anche per altre cause ad iniziare, dal modo di governare e rinviare le decisioni o, di fare delle scelte con il M5S, partito in crisi, ad un passo dalla scissione. La realtà è che sono fermi i cantieri finanziati, lo è l’importante controversia con ” Autostrada Spa – Benetton”, società responsabile del crollo del Ponte Morandi di Genova, così come per la non realizzazione di importanti infrastrutture, sgradite dal M5S. Mondo politico in fibrillazione? Certamente sì. Molto dipenderà dalla solidarietà che dimostrerà l’Unione Europea nel concedere, il denaro sufficiente per tentare la faticosissima risalita verso un Pil sufficiente, operazione possibile solo con vere riforme e in un tempo non breve. Tutto è nel limbo delle aspettative