La terrificante esplosione al porto di Beirut di un serbatoio contenente 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, un fertilizzante per confezionare esplosivi, ha devastato porto e città e resa irrespirabile l’aria. I morti accertati 135, 5000 i feriti e 100 i dispersi. I pazienti vengono curati, come è possibile, nei parcheggi dei nosocomi. Tre ospedali sono stati completamente distrutti e due danneggiati. Il ministro della Salute Hasan ha invitato i cittadini ad andare via dalla capitale per i gas sprigionati dall’esplosione e il Presidente Aoun ha chiesto l’arresto dei responsabili che avrebbero consentito nel porto un serbatoio di sostanze esplosive per anni. Immediata la risposta della doganieri: ” Abbiamo segnalato per 6 volte la situazione senza mai avere risposta “. Davanti a questa immane tragedia ci sono state risposte immediate all’appello per aiuti lanciato dal Premier e dal Patriarca. Domani giungerà a Beirut il Presidente Macron, Il Presidente del Consiglio italiano Conte e il ministro per gli Esteri Di Maio hanno annunciato sostegno dall’Italia, il Presidente della Repubblica Mattarella ha espresso solidarietà ed il Papa prega per le vittime e per la Nazione libanese. Rimane il mistero di come sia stato possibile tenere una “bomba” nel porto, per anni senza un intervento peraltro sollecitato. Basti pensare che il centro sismologico giordano ha paragonato l’esplosione ad un sisma pari ad un terremoto di magnitudo 4,5. Le cause dell’esplosione non sono state accertate la speranza di tutti è che non sia stato un attentato terroristico. Per tornare alla normalità città e porto ci vorranno anni.