Se l’Italia attraversasse, un altro momento storico, le lezioni politiche sarebbero già state indette. L’attuale fase che il Premier Conte deve affrontare si sta rivelando, ogni giorno di più molto difficile, non solo per Covid – 19, ma anche, per i fondi europei che, non arriveranno subito. E con buona parte del M5S che non vuol sentire parlare del Mes. Mentre Pd, Iv, sinistra e Conte, ritengono la somma molto interessante per affrontare, i tanti problemi sul tappeto, che non riguardano solo il rilancio dell’Italia in campo economico, ma anche come far fronte, ad interventi in grado di garantire, il necessario ai disoccupati senza pensioni e stipendi. Insomma evitare la piazza a tutti i costi. Ma gli alleati della coalizione di governo non la pensano allo stesso modo. Ed anzi, dopo la nuova posizione assunta dal Premier è scattato l’allarme nel Pd prima con Franceschini e coi con Zingaretti. Conte sta giocando una sua partita: le forze politiche che lo appoggiano hanno saputo, degli Stati Generali, in televisione, fatto abbastanza insolito, se non incredibile. Ma c’è da aggiungere che, nemmeno il ministro per l’Economia, Gualtieri, fuori dai gangheri, era stato avvertito tanto che lo scontro, tra i Premier e il suo ministro, è stato molto violento. Ma c’è dell’altro il lavoro fatto dalle task force, coordinate da Colao, è stato ridimensionato da Palazzo Chigi, senza tanti complimenti. Sul tavolo del Premier sette proposte redatte dal comitato di esperti , in economia e sociale guidato, per l’appunto da Colao, il cui lavoro se l’è intestato il Presidente del Consiglio. Un piano che tra l’altro prevede il ricorso all’informatizzazione e lotta serrata, alla burocrazia pigra tanto da ritardare, o rinviare tutto quello che si dovrebbe fare ad anche in fretta. Ma è scoppiata la guerra anche nel Movimento 5 stelle. Di Battista ha tutta la volontà di rientrare, per portare avanti una sua battaglia che punta a riportare i 5 stella al centro dello schieramento politico e non nella posizione attuale. Questo significa che nel suo mirino c’è Di Maio, l’attuale ministro per gli Esteri. L’ala che si riferisce, all’ex parlamentare Di Battista, ha valutato la sospensione, di Ignazio Carrao e di altri due parlamentari, come una vera e propria dichiarazione di guerra. Non a caso è scesa in campo aperto, Barbara Lezzi, che ha affermato:” Parliamoci chiaro, questa mossa è stata fatta, per isolare Alessandro, reo di aver avanzato una proposta: passare a parlare di temi e chiedere di non rinnovare, ad una potente partecipata, un inquisito. Ottimo motivo per confermare, come era cambiata la politica con i grillini al governo. Ma Di Maio non vuole aprire, fronti caldi, con la coalizione. La conseguenza è che la guerra interna al M5S ora si combatterà anche a Bruxelles. E se nel mirino di Di Battista c’è Di Maio, in quello del ministro c’è Dibba, il quale ha preso la palla al balzo per affermare:” L’Unione Europea ha fatto un passo avanti ed ora cambiamo il Patto di Stabilità. per chiudere la partita”. Cosa aggiungere a tanti segmenti politici che portano lontano i problemi del Paese? Le tante posizioni divergenti, le troppe iniziative personali, non consentono previsioni. Certo è che gli attuali parlamentari non vogliono tornare a casa e questa condizione, di rinvii e di guerre interne, proseguirà per un tempo lungo. Conte afferma la legislatura durerà fino al 2023, così come dice lo afferma lo stesso Di Maio. L’unico che non lo afferma, con tanta certezza è Zingaretti, preoccupato per un Pd, partito strutturato, che sa quello che sta accadendo e delle riforme che sarà molto difficile da realizzare. Basti un solo esempio:”Autostrade Spa”…..