Per la riapertura stabilita, per mercoledì 3 giugno, sussiste una grande incertezza presente a livello governativo, tra i presidenti delle regioni. Tutti vorrebbe riaprire tutte le attività ma senza correre rischi eccessivi. Una data fissata, ma data la delicatezza della decisione, strettamente collegata al non verificarsi di altre infezioni di un certo livello, lo slittamento non è improbabile. Il fronte dei governatori per riaprire tutto, il più presto possibile, ma sempre dopo un altro Dplm che scade il 15 giugno: Toti, Zaia, Bonaccini e Santelli. Tra i più cauti i governatori: De Luca, Salinas Rossi che non nascondo, il caso Lombardia, che continua a preoccupare. E’ stato deciso così che ci sarà un altro incontro Governo – Regioni per una nuova mediazione, per evitare pericolose spaccature tra regioni e regioni o peggio, riaprire per poi dover richiudere, sia pure solo alcune aree della nazione. Il governatore del Veneto ha dichiarato:” Siamo pronti per ripartire il 3 giugno prossimo e, dopo un paio di giorni, far funzionare anche cinema, teatri e discoteche. Zaia non ha mancato di lanciare una frecciata alla Grecia che vuole, dai turisti italiani, un test sulla salute:” Allucinante – ha dichiarato il governatore del Veneto – sappiano che non ci vedranno più”. In realtà in Italia c’è molta preoccupazione per l’apertura del 3 giugno: non ci sono state infezioni e decessi in otto regioni ma ci sono stati, nuovi infetti e decessi, in particolare nel Nord e in Lombardia, che inducono a pensare bene, su quello che è più giusto fare. Si crede debba essere determinante il parere delle massime autorità sanitarie, cioè l’Istituto Superiore di Sanità, che dovrebbe dare un suo parere al Presidente del Consiglio, al ministro per la Salute e al delegato alle Regioni. In questo momento, non è possibile che decida solo la politica che per ovvie ragioni, anche economiche, ha urgenza che l’intera nazione riparta ma, se abbiamo un apparato sanitario preparato è proprio questo organismo che deve dare delle indicazioni, sui rischi che si possono correre. Poi. spetta ai politici decidere sul da farsi. Inoltre se si deciderà di aprire il 3 giugno, non si dovrà mancare di rammentare, con una campagna continua, di proseguire ad attenersi alle misure di protezione. La fase due, va rammentato, non significa che il virus non c’è più ma soltanto che dobbiamo cercare di convivere, con questo ” demone” come lo ha definito il Presidente della Cina Xi, che continua a dilagare ed a seminare morte. Quello che va chiesto, con insistenza, è che governo e regioni, valutino attentamente il da farsi evitando il rischio di aprire per poi costretti a richiudere. Non ci sembra il tempo giusto per cinema, discoteche e movide, forse ci si tornerà ma a tempo debito e senza alcuna fretta.